Survivor Bias: la trappola che può sabotare la tua carriera. 3 azioni per evitarla.

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C’è una domanda che mi sono fatta per anni e che torna spesso tra i manager più ambiziosi:

“Cosa ha fatto davvero la differenza nella carriera di chi è arrivato al top?”

E la risposta, quasi sempre, è una storia.

Un tipico viaggio dell'eroe: sacrifici (tanti), dolori (non li contiamo) e poi finalmente il successo.

  • Steve Jobs è stato licenziato e poi ha fondato la Apple che conosciamo.

  • Arianna Huffington ha ricevuto 36 rifiuti prima di pubblicare il suo primo libro… e poi ha fondato l’Huffington Post.

  • Il tuo CEO avrà sicuramente una storia simile: ostacoli e sfide, porte in faccia, ma adesso è alla guida della tua impresa.

Ma quello che nessuno dice è: quante persone, con storie simili, non ce l’hanno fatta.

E nessuno le racconta.

È questo il problema del survivor bias.

Siamo influenzati dai "survivors", da quei pochi che ce l’hanno fatta.

Ma non guardiamo alle tante persone che sono sparite dai radar e a cosa, esattamente, le ha fatte sparire.

⚠️ Attenzione, oggi puoi decidere consapevolmente di ignorare il tuo survivor bias.

Ma sappi che sono proprio le variabili invisibili spesso a cambiare il finale di una carriera ...e di una guerra.

Continua a leggere per scoprire come.

 
 

AEREI E “BUCHI INVISIBILI”

Il concetto di survivor bias nasce durante la II Guerra Mondiale.

Gli ingegneri studiavano i bombardieri tornati alla base per capire dove rinforzarli.

Vedevano fori sulle ali, sulla coda, sulla fusoliera. E pensavano: aggiungiamo protezioni lì.

 

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Ma Abraham Wald, statistico ungherese, fece notare una cosa semplice, ma strategica:

“State osservando solo gli aerei sopravvissuti. Quelli colpiti nei punti davvero critici come il motore, la cabina di pilotaggio, non sono mai tornati.”

Quindi bisognava rinforzare le parti dei "buchi invisibili", cioè dove i colpi non si vedevano.

Controintuitivo, ma decisivo.

Vedere ciò che manca ha cambiato il corso di una guerra. E può cambiare anche il corso di una carriera.

SURVIVOR BIAS NELLA TUA CARRIERA

Forse ti starai chiedendo: 

"Silvia, interessante l’aneddoto degli aerei e dei buchi invisibili… ma cosa c’entra con il mio lavoro?"

Molto più di quanto pensi.

Perché nella nostra carriera facciamo lo stesso errore degli ingegneri che analizzavano solo gli aerei rientrati alla base: guardiamo solo chi ce l’ha fatta. E ignoriamo chi si è fermato e perché.

Dietro ogni manager, dirigente, C-Suite promosso, ce ne sono altri che ci hanno provato, ma non ce l'hanno fatta.

Perché magari gli mancava visibilità, tempismo, fiducia da parte degli altri o in se stessi.

Oppure si sono fermati un passo prima, per stanchezza, paura o mancanza di supporto.

Di questi percorsi non si parla.

Eppure sono proprio quelli che ti mostrano dove può cedere anche una carriera promettente.

 

TRE AZIONI PER EVITARE IL SURVIVOR BIAS

In azienda nessuno parla di survivor bias e di come neutralizzarlo. Ma oggi ti condivido le tre azioni che hanno aiutato me e altri professionisti con cui lavoro. Spero possano darti un punto di partenza per identificare i tuoi "buchi invisibili":

  1. Ascolta chi ha affrontato strade simili, ma con esiti diversi.
    Non cercare solo i “role model”, ma ascolta le storie di colleghi, ex leader, contatti trasversali che non ce l’hanno fatta. Con rispetto e curiosità, chiedi: “Cosa hai imparato da quel passaggio?”

  2. Allarga le domande a chi ha avuto successo
    Non chiedere solo “Cosa ha funzionato?”
    Chiedi anche: “Cosa avrebbe potuto sabotare questo successo?”

  3. Attiva il tuo network
    Se non sai da dove cominciare, chiedi a un mentor, coach o a una persona di fiducia:
    "Sto valutando un passaggio importante nella mia carriera. Conosci qualcuno che ha provato una strada simile? Quali ostacoli ha incontrato?" Che risultato ha ottenuto?”

Quale di queste 3 strategie metterai in pratica oggi stesso?

Non lasciare che la procrastinazione sia uno dei tuoi "buchi invisibili".

Alla prossima,

Silvia

 

PS: Se vuoi riconoscere i tuoi “buchi invisibili” prima che diventino ostacoli, possiamo esplorarli insieme.
Negli ultimi 4 anni ho affiancato centinaia di manager ed executive non solo quando tutto andava bene, ma soprattutto quando erano paralizzati e non capivano la ragione.

È lì che si rivelano i buchi invisibili: quelle piccole crepe che, se ignorate, possono cambiare il finale di una carriera.

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