Nexting: l’errore che ti segue anche in vacanza (e svuota ogni pausa)
Qualche tempo fa, durante una trasferta di lavoro a Venezia, stavo per ripetere un vecchio schema.
Ero lì per lavorare in modo più disteso, in un contesto che mi invita sempre alla lentezza e alla contemplazione.
Ma invece di godermi le pause, i canali, la luce, l’arte, la lontananza dalle auto, la mia mente saltellava alla prossima cosa da fare per il lavoro, al prossimo progetto, alla prossima scadenza.
Stavo scivolando, di nuovo, in quella forma raffinata di autosabotaggio che conosco fin troppo bene:
fare anche quando potrei concedermi il lusso del dolce far niente.
E come spesso accade, è stato mio marito a farmelo notare. Con una frase semplice, ma che ho incassato come un pugno allo stomaco:
“Sei qui, ma è come se non ci fossi.”
E lì ho capito: ci stavo ricadendo. La mente era nel futuro, il corpo nel presente. E io…. da nessuna parte.
Stavo ricadendo nella trappola che Naval Ravikant chiama Nexting.
E può colpirti ovunque, anche nei posti più belli del mondo e in compagnia delle persone che più ami nella tua vita.
LA TRAPPOLA DI CHI AMBISCE E NON MOLLA MAI
Naval Ravikant descrive il Nexting così: vivere proiettati nel futuro, senza mai abitare il presente.
Un pattern subdolo, soprattutto per chi lavora con impegno, macinando risultati tutto l’anno.
Perché, ammettiamolo, quando il calendario è pieno, la mente è attiva e il corpo allenato a resistere, diventa normale pensare sempre a cosa viene dopo. O mi sbaglio?
La riunione successiva.
L’email urgente.
La prossima decisione da prendere.
E anche nei weekend, nei ponti, in vacanza… continui a correre col pilota automatico, senza nemmeno accorgertene.
Perché ormai il Nexting è una routine mentale che si attiva da sola: come controllare il telefono appena svegli, lavare i denti, o fare scrolling quando hai due minuti liberi.
Non lo decidi. Succede. E ti ritrovi di nuovo fuori dal presente, senza sapere come ci sei arrivato.
UN ESERCIZIO ANTI-NEXTING
In quei giorni a Venezia, dopo la frase tagliente di mio marito, mi sono seduta sul bordo di un canale e ho riaperto una nota scritta tempo fa. Una frase sottolineata in un libro che consiglio spesso: The Code of the Extraordinary Mind.
“Have big goals, but don’t tie your happiness to your goals.
Be happy now.”
L’ho riletta più volte. E, poco a poco, qualcosa in me si è calmato: come se quella frase mi avesse riportata al presente.
L’ansia si è calmata, il respiro si è fatto più lento e anche il rumore di fondo nella testa (quello che di solito non smette mai) si è fatto più leggero.
Era un cambio di prospettiva: un gesto che mi ricorda che posso dare il meglio di me, senza per questo dover correre sempre.
Ormai quando sento i segnali del nexting, riprendo quella nota e la leggo
Più volte. A voce alta o in silenzio.
Davanti a un canale.
All’alba o al tramonto.
Correndo. Meditando.
Mentre guardo mia madre impastare il pane,
mio marito leggere il giornale,
il mio cane giocare.
Fino a quando l’ansia si allenta.
E io torno nel presente.
Nel corpo, nel momento, nella mia vita.
Perché posso essere felice non solo quando arrivo, ma mentre cammino. Mentre costruisco. Mentre respiro.
Ed è questo il promemoria che tengo con me.
Sempre a portata di mano, quando la mente vuole correre più veloce della vita.
WEEK END IN ARRIVO? VACANZA IN VISTA?
Se anche nei momenti di pausa la tua mente continua a correre, tieni a portata questo esercizio.
Potresti averne bisogno proprio quando decidi di staccare.
Con gratitudine a chi sa riportarmi nel presente
quando io non ci riesco da sola.
Silvia
PS: Se leggendo ti è venuta in mente una persona che ha bisogno di rallentare, puoi condividere questo articolo con lei. Magari sarà il suo promemoria, oggi.