Un tuo collaboratore è demotivato? Questa storia ti aiuterà
[Tempo di lettura: 3 minuti e potrai aumentare le performance del tuo team 🚀 e riappropriarti del tuo tempo 😉]
Nell’articolo precedente abbiamo riflettuto su come le persone intorno a te non ti ricorderanno tanto per gli straordinari risultati che hai raggiunto, quanto per come le hai fatte sentire lungo il vostro percorso insieme. Tanto professionale, come personale.
Ci siamo lasciati con la domanda:
“Come posso raggiungere gli obiettivi che l’azienda mi ha assegnato mentre valorizzo e motivo il mio team?”
Far sentire un collaboratore valorizzato significa creare un ponte tra le sue ambizioni professionali e la missione / gli obiettivi del tuo team e quindi dell’azienda.
So bene che trovare questo legame è difficile e nessuno in azienda te lo insegna.
Però oggi voglio condividere con te la storia di Claudia e del suo collaboratore Marco sperando che possa offrirti qualche strumento concreto da applicare al tuo lavoro.
Claudia, una manager, mi ha contattata perché era frustrata dalla bassa motivazione e performance lavorative di Marco, un giovane membro del suo team. Per rispetto della privacy, entrambi i nomi (e le foto sotto) sono di fantasia.
Durante la nostra prima sessione, ho chiesto a Claudia di descrivermi il suo approccio alla delega e al feedback. Lei mi ha spiegato che indicava a Marco le attività da svolgere, come farle e la scadenza. Quando il lavoro risultava di bassa qualità, indicava a Marco gli errori, ribadendo continuamente la necessità di miglioramento.
Spesso, esasperata, finiva per rifare tutto il lavoro lei. Ti suona familiare? 🤯
Claudia voleva migliorare le sue tecniche di delega e feedback, sperando così di migliorare le performance di Marco e non dover sacrificare le serate per rifare il suo lavoro di scarsa qualità.
Tuttavia, le ho suggerito di fare un passo indietro: prima di affinare la cassetta degli attrezzi del buon manager, è necessario togliersi le etichette di capo/collaboratore e conoscersi. Confrontarsi francamente sulle aspirazioni e aspettative reciproche, professionali e personali.
Forse stai pensando “Ma se inizio a parlare così apertamente, rischio di fare da psicologo al mio team! Non ho tempo per questo. Inoltre, non voglio condividere la mia vita personale perché sono una persona riservata."
Vedi, sei tu a decidere fino a che punto spingerti a conoscere il tuo collaboratore e fare che lui ti conosca. Non c’è una regola universale. Dipende da te e dai tuoi valori fondanti.
Io, ad esempio, condividevo con il mio team le mie aspirazioni e ambizioni, sia professionali che personali, per rendere più autentico il nostro percorso lavorativo insieme, perché l’autenticità è uno dei miei valori guida.
Tu puoi decidere quanto avvicinarti ai tuoi collaboratori, ma una cosa è certa: conoscere le loro ambizioni lavorative è fondamentale.
Infatti, quando un leader si interessa genuinamente ai suoi collaboratori, scoprendone motivazioni e valori, riesce a costruire un ponte tra ambizioni personali e obiettivi aziendali, dando un nuovo significato al lavoro di ciascun membro del team.
Nel caso di Claudia e Marco, il confronto ha rivelato che Marco, per esempio, teneva molto all’autonomia, mentre Claudia aveva come priorità la qualità del lavoro e l’equilibrio vita-lavoro.
Marco ha scoperto che le sue performance stavano influendo negativamente sulle serate di Claudia, che spesso finiva per rifare il suo lavoro.
Questo confronto ha chiarito aspettative e valori reciproci, ponendo basi solide per collaborare come un vero team e raggiungere risultati con rispetto e sinergia.
Solo dopo aver chiarito le aspettative reciproche, abbiamo sviluppato con Claudia una nuova strategia di delega e feedback: obiettivi chiari per Marco, accompagnati dalla libertà di decidere come raggiungerli, supportati da momenti di confronto e feedback costruttivo.
Claudia ha subito notato un cambiamento: Marco adesso è più motivato e responsabile, e la qualità del suo lavoro è cresciuta visibilmente, insieme alla sua attenzione e rispetto per il tempo di Claudia. Finalmente, lei ha potuto riappropriarsi delle sue serate, dedicandosi ad attività che la ricaricano, come fare sport o passare del tempo con gli amici.
Non conosco personalmente Marco, ma sono certa che non dimenticherà l’interazione avuta con il suo capo: quel momento in cui si è sentito valorizzato come persona e ha trovato la sua voce nel lavoro quotidiano.
Spero che questa storia reale ti ispiri a creare una connessione più profonda con il tuo team, trovando il giusto equilibrio tra le loro ambizioni e gli obiettivi aziendali. Questa è la vera sfida di un leader che vuole fare la differenza e lasciare un segno duraturo nel suo lavoro.
Alla prossima!
Silvia